Le protesi monocopartimentali
Le protesi monocompartimentali: quando, come e perché
Un’opzione mini-invasiva e sicura per i pazienti con osteoartrosi limitata a un solo compartimento del ginocchio
L’osteoartrosi del ginocchio (definita anche con il termine gonartrosi) è una condizione degenerativa caratterizzata dal progressivo deterioramento delle strutture articolari.
Man mano che la patologia avanza, il dolore e la rigidità articolare possono determinare limitazioni nello svolgimento delle attività quotidiane, rendendo difficoltoso anche camminare o salire le scale, con un impatto fortemente negativo sulla qualità di vita di chi ne è colpito.
Il processo degenerativo può coinvolgere uno o più compartimenti del ginocchio:
- il compartimento femoro-tibiale mediale (l’articolazione tra femore e tibia, nella parte interna del ginocchio)
- il femoro-tibiale laterale (l’articolazione tra femore e tibia, nella parte esterna del ginocchio)
- il femoro-rotuleo (l’articolazione tra femore e rotula).
Quando il processo degenerativo coinvolge più compartimenti si parla di osteoartrosi diffusa.
Protesi monocompartimentali: quando…
In caso di osteoartrosi avanzata e fallimento dell’approccio conservativo, basato in genere sull’utilizzo di antinfiammatori, infiltrazioni intra-articolari e medicina rigenerativa, si rende necessario il ricorso a un intervento chirurgico di artroprotesi, ossia la sostituzione dell’articolazione danneggiata con componenti artificiali.
Il perfezionamento delle tecniche chirurghe e della progettazione degli impianti protesici insieme alla diffusione del concetto di chirurgia mini-invasiva, hanno determinato nell’ultimo decennio un’evoluzione dei risultati clinici e un interesse per l’artroprotesi monocompartimentale, definita anche protesi parziale in quanto viene sostituita solo una parte del ginocchio.
Indicata per il trattamento dell’osteoartrosi che coinvolge un solo compartimento del ginocchio, la protesi monocompartimentale, a differenza della protesi totale di ginocchio, prevede la sostituzione con parti metalliche solo delle parti articolari danneggiate, conservando i legamenti e le parti di cartilagine e osso ancora sane.
I candidati ideali alla protesi monocompartimentale rispondono dunque alle seguenti caratteristiche:
- osteoartrosi che coinvolga un solo compartimento del ginocchio, e non gli altri compartimenti
- presenza di legamenti sani
- assenza di gravi rigidità articolari.
Questo tipo di intervento viene eseguito sia nei soggetti anziani, in virtù della sua mini-invasività, sia nei giovani in quanto l’intervento di revisione (sostituzione della protesi usurata dal tempo) è più semplice rispetto a quello di un’artroprotesi totale di ginocchio.
… come…
La procedura chirurgica, attraverso un’incisione nella parte anteriore del ginocchio (lateralmente alla rotula), prevede la rimozione della cartilagine consumata e la sua sostituzione con due componenti artificiali (una femorale e una tibiale) impiantate in modo tale da permettere la massima mobilità possibile dell’articolazione.
L’intervento, della durata di circa un’ora, viene eseguito in regime di ricovero.
Il soggetto operato verrà messo in piedi e aiutato da un fisioterapista a muovere i primi passi già poche ore dopo l’intervento.
Una fase riabilitativa successiva consentirà il ripristino del movimento articolare, la ripresa delle attività quotidiane dopo circa 6 settimane dall’intervento, e il ritorno graduale ad attività sportive a basso impatto.
… e perché
Ovviamente, l’impianto di unaprotesi parziale è meno invasivo rispetto all’artroplastica totale del ginocchio, e i vantaggi sono numerosi:
- minor invasività della procedura chirurgica
- tempi operatori più brevi
- minore perdita di sangue durante l’intervento
- incisione chirurgica più piccola
- meno dolore post-operatorio
- degenza ospedaliera ridotta
- tempi di recupero più rapidi
Peraltro la protesi monocompartimentale consente di preservare la cinematica naturale del ginocchio, che viene percepito dal paziente come più naturale, con un miglior recupero del range di movimento.
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