Il ruolo delle cellule mononucleate periferiche nella rigenerazione tissutale
Una terapia cellulare autologa prontamente disponibile, in grado di stimolare in modo naturale ed efficace la riparazione dei tessuti lesionati
Negli ultimi anni l’interesse nei confronti della medicina rigenerativa è cresciuto costantemente e sono state studiate diverse terapie cellulari finalizzate a sostituire o rigenerare cellule e tessuti, ripristinandone la normale funzione attraverso la produzione di fattori capaci di esercitare effetti biologici benefici che promuovano la rigenerazione tissutale.
In questo ambito, è ormai accertato che anche le cellule mononucleate del sangue periferico (monociti e linfociti) sono in grado di rilasciare quantità significative di fattori fisiologicamente attivi che esercitano effetti rigenerativi.
Le cellule mononucleate periferiche
Il sistema immunitario innato svolge un ruolo critico nello sviluppo tissutale, nell’omeostasi e nella riparazione dei tessuti danneggiati.
Tra i primi attori protagonisti in questo scenario ci sono i monociti e i macrofagi, cellule immunitarie indispensabili per avviare con successo il processo di rigenerazione e riparazione tissutale.
In particolare, le cellule mononucleate:
- modulano il processo infiammatorio attraverso la produzione a livello locale di un ampio numero di citochine e di altre sostanze specifiche che danno inizio al processo di guarigione del tessuto
- stimolano la formazione di nuovi vasi sanguigni mediante il rilascio di citochine angiogeniche e di fattori di crescita nel microambiente del danno tissutale (effetto paracrino), contribuendo al rimodellamento vascolare del tessuto da rigenerare
- stimolano le cellule staminali e le cellule progenitrici locali per promuovere i processi riparativi.
Da qui il grande interesse a sfruttare questa potente fonte cellulare nell’ambito della medicina rigenerativa, rivolta a stimolare in modo naturale ed efficace la riparazione dei tessuti lesionati.
Una procedura rapida e sicura
Le cellule mononucleate da sangue periferico rappresentano una fonte autologa di cellule (vengono utilizzate quelle del paziente stesso) prontamente disponibili per uso clinico.
La procedura è molto semplice:
- al paziente viene effettuato un prelievo di sangue venoso
- le cellule mononucleate vengono separate dalle altre componenti del sangue (tra cui cellule infiammatorie) attraverso un processo di filtrazione selettiva eseguito mediante uno specifico kit sterile monouso
- il concentrato di cellule mononucleate così ottenuto, caratterizzato da un’elevata vitalità cellulare, viene iniettato nella zona interessata dalla lesione.
Il procedimento è di breve durata (20-30 minuti) e indolore; può essere effettuato sia in ambulatorio sia, qualora le cellule mononucleate vengano utilizzate durante un intervento chirurgico, in sala operatoria.
Le indicazioni in Ortopedia
Sfruttate inizialmente in ambito vascolare in virtù della loro elevata capacità angiogenica, oltre che rigenerativa, negli ultimi anni gli studi e l’impiego delle cellule mononucleate da sangue periferico si sono moltiplicati in diversi contesti.
In ambito ortopedico-traumatologico possono essere utilizzate in diverse condizioni correlate a processi degenerativi o a eventi traumatici:
- lesioni muscolari
- lesioni tendinee
- lesioni ossee
- cisti ossee
- ritardi di consolidamento e pseudoartrosi
- lesioni a carico delle cartilagini articolari
- artrosi
Le infiltrazioni di cellule mononucleate da sangue periferico possono essere effettuate sia nelle piccole che nelle grandi articolazioni: spalla, anca, ginocchio, gomito, mano, polso, caviglia e piede.
Personalmente spesso mi avvalgo di questo tipo di terapia cellulare, peraltro con risultati soddisfacenti, nel trattamento di pazienti con tendinopatie croniche in cui l’approccio conservativo tradizionale non abbia sortito effetto.
Va segnalato che, trattandosi di una tecnica autologa, l’impiego di cellule mononucleate è sicuro e non presenta reazioni avverse.
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